La sua mano accarezzava, morbida, la carena della Bubble tirata in secca per la manutenzione di rito, soffermandosi sulle imperfezioni, sui dubbi e sulla toppa che si allargava fino a sotto la linea di galleggiamento.
Pensai che Alessandro, il maestro d’ascia che se ne stava occupando, fosse muto, finché non borbottò “bella barca” e il viso dello skipper si aprì in un sorriso.
Da sotto in su, lo scafo appariva morbido e sinuoso come la pancia di un pesce e la prua, “schiacciata” contro i pini marittimi del porto di Toscolano Maderno, puntava verso il blu del cielo, come fosse il suo nuovo mare.
E così, mentre la Bubble, bella e solitaria contro il cielo di aprile, si faceva coccolare da mani esperte, anche le mie dita correvano lungo lo scafo, e poi via fino alla poppa, senza soffermarsi su nulla che non fossero i miei pensieri, finché il vento del lago non spinse contro la mia schiena.
Mentalmente ripassai: prua verso Torri del Benaco, vento da sud-ovest, andatura … traverso ?
La Bubble mi avrebbe portato sul lago, io avrei pensato a curarla, ad ascoltare il vento e a farmi condurre da loro, ma non oggi, manca ancora il blu: il colore arriverà da Brescia, ma ci vuole tempo, dice il maestro d’ascia, è un blu difficile da trovare.
Intanto guardo il cielo, il sole, la giornata che invita a veleggiare e sento che mi manca, che non vedo l’ora che lo scafo torni in acqua, che il mio istruttore mi gridi di armare la barca, che il vento soffi contro il mio viso. Chissà se è solo l’entusiasmo del principiante o forse una passione che mi terrà compagnia tutta la vita.